Emotional Branding: La comunicazione emozionale
L’emotional branding è la nuova strada per la comunicazione, che i brands sono obbligati a percorrere. Dialogare in maniera efficace con il proprio target non è più una questione di puro marketing.
Una comunicazione basata sulla fiducia, lo storytelling e l’empatia è oggi la nuova frontiera del marketing.
Leggi il mio personale punto di vista su questo tema, in un’intervista rilasciata per il premio tecnico della pubblicità Mediastars.
Quanto è importante valorizzare le nostre sensibilità per essere ricordati? Come sviluppare il sesto senso, la scintilla che accende le passioni e attira gli interessi in comunicazione? Il fattore umano in comunicazione dove può portarci?
Credo sia molto importante valorizzare le nostre sensibilità per essere ricordati. In un mondo che tende sempre di più verso la tecnologia sembra inevitabile andarsi a scontrare con una standardizzazione del pensiero e dell’uomo.
Per rimanere unici ed essere ricordati bisogna a mio giudizio cercare di uscire dal solito schema proposto, avere coraggio ed affidarsi alle proprie scelte, al proprio istinto. Questo sesto senso, che può permetterci di emergere, deve essere sviluppato e coltivato in ognuno di noi e questo può essere fatto attraverso la cultura, l’empatia, la creatività, le scienze umane e soprattutto con un po’ più di amore ed interesse verso le altre persone.
Tendiamo a vivere in una società orientata solo su noi stessi e sui nostri interessi, come possiamo pensare che gli altri si ricordino di noi se noi per primi non vogliamo ricordare gli altri? Il primo passo, a mio giudizio, è quello di dedicarci un po’ di più agli altri, prendersi cura di loro e dell’ambiente in cui viviamo, inteso sì come pianeta ma anche come qualsiasi posto che condividiamo con altri individui.
Come utilizzare la tecnologia per offrire una comunicazione più completa? Quanto il fattore umano riuscirà a guidare questo cambiamento integrando i rapporti in carne ed ossa con quelli virtuali? Qual è il destino dell’ADV classico in questo senso?
La tecnologia offrirà una comunicazione sempre più completa perché andrà a svilupparsi su canali che non sono più quelli tradizionali. Essi entreranno sempre di più nella nostra quotidianità. Facendo tesoro dei dati che produciamo, le aziende ricameranno ad hoc su di noi offerte pubblicitarie che ci saranno proposte in tempo reale.
Ci verrà suggerito l’acquisto di un certo tipo di alimento mentre apriamo il nostro frigorifero intelligente oppure ci sarà proposto un viaggio aereo nel posto da noi sognato proprio mentre passeggiamo sotto l’insegna pubblicitaria di una determinata compagnia aerea.
L’advertising classico cambierà forma, resterà sempre advertising ma vivrà su spazi diversi. Sarà una sua evoluzione e come ogni evoluzione ci saranno le specie che si evolveranno prima, quelle che lo faranno dopo e quelle che scompariranno.
L’uomo sarà sempre pioniere di questi cambiamenti fino a che le macchine non avranno una loro intelligenza propria. Fino a quel momento, nonostante ci sembreranno reali, saranno sempre guidate da un uomo.
Quanto è importante oggi estendere la propria immagine su diversi settori? Quali sono i casi di successo più eclatanti? Come ridurre il rischio di perdere valore in questa delicata operazione?
Credo sia importante per un brand estendere la propria immagine in diversi settori. Gli schemi classici e rigidi non funzionano più in questa società liquida e in continua evoluzione.
Credo sia però anche importante non abusare di questo perché il risultato può essere una perdita di credibilità da parte del brand.
Se Coca cola producesse la propria bevanda in lattine verdi; in quanti crederebbero veramente che quella versione di cola sarebbe naturale e sostenibile?
In conclusione, credo che un brand debba sì estendere la propria immagine in diversi settori ma lo deve fare cercando di rimanere unico, nel rispetto di sé stesso e della sua credibilità, senza seguire ad ogni costo un trend imposto dal mercato.